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#4 Rubrica Art Expert

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L'Art expert racconta #4

Canova val bene un selfie? 

Distrazione, negligenza, provocazione, vandalismo sono le cause principali dei danni subiti dal patrimonio artistico in occasione di eventi espositivi.  

A cura di Giulia Tiraboschi, Art Expert DUAL Italia e DUAL Europe.

Il tema è stato recentemente portato alla luce dalle cronache, in occasione del danno accidentale subito dallo Stendardo dei Disciplini del Moretto, esposto presso il Museo di Santa Giulia di Brescia nell’ambito della mostra Il Rinascimento a Brescia. Moretto, Romanino, Savoldo. 1512-1552. Una visitatrice è inciampata e, perdendo l’equilibrio, ha appoggiato la mano sulla parte inferiore della tela, provocando una lacerazione della stessa. Il Museo ha dichiarato che l’opera – per altro recentemente restaurata proprio in occasione della mostra – è completamente restaurabile data la cesura netta dello strappo, che non ha prodotto sfilacciamenti, da cui solitamente deriva una perdita della materia pittorica. 

In questo caso a colpire è stata la distrazione, probabilmente aggravata dall’affollamento, che solitamente caratterizza le ultime giornate di apertura delle rassegne espositive. Diverso, ma altrettanto celebre, è stato il caso della Gipsoteca di Possagno del 2020, quando un incauto turista, mosso dal desiderio di scattarsi un selfie, si sdraiò accanto al gesso raffigurante Paolina Borghese realizzato da Antonio Canova tra il 1804 e il 1808, provocando il distaccamento di un elemento. Anche in questo caso il museo dichiarò il danno di non particolare entità e l’opera restaurabile. 

Tutto bene quel che finisce bene, ma rimane aperta la questione su quale sia la cura e l’attenzione con la quale ci accostiamo al patrimonio artistico: Canova val bene un selfie? 

Se i due episodi sopra citati possono essere attribuiti a diversi livelli di distrazione e mancanza di cura e consapevolezza, diverso è il caso in cui l’opera d’arte diventa la vittima di un danneggiamento volontario. 


Lo scorso anno, in occasione dell’inaugurazione della mostra monografica su Ai Weiwei ospitata da Palazzo Fava a Bologna, Vaclav Pisvejc – già noto alle cronache per azioni di disturbo e danneggiamento del patrimonio artistico – distrusse intenzionalmente la scultura in porcellana Porcelain cube collocata in apertura del percorso espositivo. In questo caso, si parla di danno totale e di opera non più recuperabile, tanto che la stessa è stata sostituita dalla sua riproduzione fotografica.  

Ci troviamo qui in un contesto ben più grave dei precedenti danni accidentali, che si colloca tra atto vandalico e provocazione. Sebbene l’artista abbia reagito con un serafico “spero non si sia fatto male” rivolto al colpevole, non si può non tenere in considerazione che, nel momento in cui si espongono opere d’arte, ci troviamo a gestire beni con un grado di fragilità unico e specifico, derivante non solo dall’aspetto materico, ma ancora di più dal loro valore intrinseco che trascende l’aspetto fisico, e che li identifica come simboli culturali, icone pop, veicoli di messaggi politici e molto altro ancora.  Quando sfortunatamente si verifica un danno totale, ci troviamo così a dover fronteggiare una perdita economica e materiale ma al tempo stesso anche culturale. Lo stesso vale anche per un danno parziale, che può comunque pregiudicare l’integrità artistica ed economica del bene, a seconda del grado di gravità. 

Fermo restando l’auspicio di una sempre maggiore sensibilità di tutti gli attori coinvolti nelle dinamiche espositive, l’adeguata copertura assicurativa rappresenta un’importante tutela per i soggetti accidentalmente coinvolti nei danneggiamenti, oltre che una forma risarcitoria a copertura delle spese di restauro e di deprezzamento eventualmente conseguenti al sinistro.